lorenzo cambin

Sintesi

Lorenzo Cambin predilige nelle sue opere l'uso di materiali non "sofisticati" quali legno e pietra, che abbinano gli elementi naturali - atmosferici come vento, acqua e terra. Per Cambin l'opera d'arte fiorisce, si dipana nella natura che l'ha generata e si nutre delle forze dinamiche che essa mette in atto. Il suo è un ritorno alla naturalità come matrice esistenziale, un viaggio alle origini, dalle quali l'essere urbano si è allontanato. Anche e sopratutto l'elemento casuale, sia ad opera della natura che dell'uomo, interviene nel linguaggio espressivo di Cambin e riacquista una sua importanza.

 

Introduzione

L'opera di Lorenzo Cambin contribuisce a dare una nuova definizione all'arte figurativa, perché le sue sculture operano trasformando la percezione della realtà senza modificarla. Dapprima perché, al di là di ogni opera scultorea che occupa lo spazio, esse tendono ad interiorizzarlo nell'opera stessa, stabilendo così un rapporto dialettico fra l'interno e l'esterno dai confini mossi, rapporto a volte di opposizione, a volte di fusione armoniosa. Secondo, perché l'uso di materiali comuni come il legno, l'acqua e la pietra in opere esposte all'aperto creano un contatto sfumato con la natura, integrando e diventandone quella parte che ne sottolinea gli aspetti colti dalla sensibilità dell'artista. Inoltre perché, nonostante la cura formale e l'attenzione al dettaglio, frutto di una lunga preparazione, che colpisce immediatamente, l'osservatore percepisce subito che si tratta in tutti i casi di esperienze vissute profondamente, cogliendo così un messaggio sublimato che va oltre la sensibilità dell'intelletto, ma risveglia associazioni di idee e sentimenti quasi ancestrali.

Questa lettura dell'opera di Lorenzo Cambin si estende a vari livelli che dialogano ben oltre quelli menzionati sopra, i quali rappresentano solo esempi di un'applicazione non sempre felice del metodo analitico critico, che necessariamente mostra i suoi limiti nel contesto di un'arte che ha ambizioni globali. Ma pur nella sua mancanza di completezza critica, questo scritto può se non altro dimostrare come la difficoltà nel rendere oggettiva l'apparente complessità dialettica dell'opera di Cambin sparisca di fronte al semplice messaggio dell'opera stessa, la quale, traendo origine proprio dal rapporto stretto fra contenuto e contenitore, fra forma e sostanza, fra sintassi spaziale e semantica artistica, scavalca per un osservatore attento la barriera razionale e smuove l'apprezzamento al livello percettivo più profondo.

Denis Baggi

 

Maquetta del Mondo

Senza abbandonare il lavoro sul segno, Cambin cerca oggi di inglobare un'idea di "natura" nel proprio fare artistico. La natura entra nel processo creativo già quando l'autore, passeggiando in un bosco, raccoglie rami o pietre come pezzi "già fatti" che potrebbero servire per qualche composizione. Le sue sculture si chiamano SPAZI, perché esiste una relazione fra la parte e il tutto, in un dialogo che crea movimento e presenza. La sua opera è il risultato di un lavoro estremamente minuzioso il cui obiettivo è porre in equilibrio ciò che è aereo con ciò che terrestre: schegge di legno, fili metallici e canne di bambù si ergono nell'aria in posizione possibili solo grazie alla contrapposizione di piombo e pietra. Simulando la crescita del vegetale dal minerale, alcuni SPAZI recenti propongono un'imitazione essenziale e profonda della natura.

Le opere di Cambin, quelle più oniriche e organiche, traggono la loro origine da un'"ingegneria forestale", da un architettura di alta precisione; nei suoi artefatti non c'é movimento senza senso, né belleza superflua.

Echi di Duchamp nel gusto del riciclare, di Tinguely e Calder nel gioco dell'equilibrio - movimento, di Long e Nash nella visione della natura, ma sopratutto un riferimento aristotelico ai quattro elementi e ad un modo sotteraneo che alimenta l'aria.

Lorenzo Cambin realizza SPAZI che sono anche oggetti, giochi di costruzione, archetipi vegetali, insomma, un plastico architettonico del mondo.

Clara Gary-Aquileia

 

Parigi 1991

Disporre di un fazzoletto di terra che si estenda, anche nella terza dimensione, per cm 120x400x120; combinare in questo laboratorio non artificale ma artistico, vetro, sughero, H2O, piombo, legno; sottoporre il composto a un esame di compatibilità ambientale; temperare il tutto con estro e sagezza "naturale"...

Il concetto sottostante e informante è l'equilibrio fra staticità apparente dell'opera d'arte e movimento essenziale dell'elemento entro cui questa si esplica, mentre la trasfigurazione è data da una simbiosi fra creazione artistica e natura, in modo che l'una sembri l'espansione o quasi la filiazione dell'altra, e viceversa, in un processo reversibile di interdipendenza.

Il mezzo che tutto giustifica e rettifica va infine ravvisato nella volontà che il giovane artista ticinese esplicita a chiare lettere, di superare i limiti che impediscono la libera espressione e l'espansione del movimento, in uno spazio magnificamente adeguato al dato di natura.

Elisabetta Luca